Agli inizi del 21° secolo, il Partito Democratico vede alle sue spalle un passato orgoglioso, una storia non solo di organizzazione politica ma anche di una visione nazionale. E’ una visione basata su forza e potere di milioni di Americani, dai ceti più ricchi a quelli meno agiati.

Più di 200 anni fa, i fondatori del partito decisero che il benessere e lo stato sociale non costituivano un “must have”. Essi credevano che i principi fondamentali per avere un governo stabile erano la saggezza e la compassione, caratteristiche presenti in ogni individuo indipendentemente dal ceto sociale di appartenenza.

Il Partito Democratico venne fondato nel 1792 da Thomas Jefferson come comitato congressuale a
difesa della Carta dei Diritti “Bill of Rights” e contro il Partito Federale. Nel 1788, il “partito dell’uomo comune” fu ufficialmente chiamato Partito Democratico-Repubblicano e nel 1800 Jefferson fu eletto primo Presidente Democratico degli Stati Uniti d’America.

Tra i seguaci di Jefferson ci fu James Madison, che supportato dalle forze armate Americane diede un grosso aiuto alla riaffermazione dell’indipendenza Americana sconfiggendo gli Inglesi nella guerra del 1812.

James Monroe, eletto presidente nel 1816, guidò l’America verso quella che comunemente viene chiamata “The Era of Good Feelings” nella quale i Democratici-Repubblicani lo appoggiarono sebbene con piccole opposizioni.

L’elezione nel 1824 di John Quincy Adams fu ampiamente contestata e portò alla suddivisione del partito in 4 parti.
Tale suddivisione ebbe come risultato la nomina di Andrew Jackson come leader nazionale.

Eroe di guerra, considerato uno dei padri fondatori del Partito Democratico, raggiunse un livello di organizzazione tale da divenire un record nella storia Americana.

I Democratici “Jacksoniani” istituirono i congressi nazionali, le linee guida del partito e rimarginarono le fratture all’interno del partito stesso, portando nel 1828 e nel 1832 Jackson alla vittoria.

Il Partito organizzò il primo congresso nazionale nel 1832 riconfermando il Presidente Jackson alla candidatura per il secondo mandato. Nel 1844, il congresso nazionale semplificò il nome del partito, chiamandolo semplicemente Partito Democratico.

Nel 1848, il congresso nazionale costituì il Comitato Nazionale Democratico (DNC), il quale, ancora oggi detiene il primato di organizzazione politica attiva più duraturo al mondo. Il congresso assegnò al DNC il compito di promuovere la “Causa Democratica” tra i vari congressi e prepararne di nuovi.

Così con l’avvento del 19° secolo, l’elettorato Americano cambiò opinione radicalmente e rapidamente. Il Partito Democratico supportò gli immigrati, costruì le proprie basi politiche grazie ad essi, costituendo un punto d’accesso al mondo Americano, contribuendo così il più grande e potente motore economico nella storia.

Il leader Democratico William Jenning Bryan condusse un periodo di riforme agrarie e si schierò in favore dei diritti elettorali delle donne, lo scaglionamento progressivo delle tasse sul reddito e l’elezione diretta dei Senatori.

Agli inizi del 20° secolo il Partito Democratico dominava in gran parte delle politiche locali e cittadine.

Nel 1912, Woodrow Wilson riveste la carica di Presidente degli Stati Uniti, primo Presidente Democratico del 20° secolo. Wilson condusse la nazione nella Prima Guerra Mondiale, combatte per la “Lega delle Nazioni”, costituì la “Federal Reserve” ed approvò la  legge sul lavoro.

Una generazione dopo, Franklin Roosevelt venne eletto presidente.
Roosevelt risollevò l’America e l’animo dei suoi concittadini dalla grande depressione.
In seguito all’elezione di Harry Truman, iniziò la lotta, portata avanti dai Democratici, alle discriminazioni razziali e di sesso. Truman favorì inoltre la ricostruzione dell’Europa, costituendo il “Piano Marshall” e l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO).

Negli anni 60, il Presidente John F. Kennedy proclamò le nuove frontiere dell’America con lo sbarco del primo uomo sulla luna, creò i Corpi di Pace e negoziò un trattato per l’abolizione dei test sulle armi nucleari nell’atmosfera.

Lyndon Johnson, seguendo le linee guida di Kennedy, lavorò per approvare la carta dei diritti civili “Civil Right Act” ed la carta per il diritto di voto “Voting Right Act”.

Kennedy e Johnson lavorarono insieme per l’abolizione delle pratiche di segregazione ancora in uso in molti stati del sud.

In seguito all’assassinio di Kennedy, Johnson dichiarò guerra alla povertà e fondò una serie di Programmi Sociali, tra i quali la creazione del “Medicare” grazie al quale veniva riconosciuto il diritto alle cure mediche agli anziani.

Nel 1976 Jimmy Carter fu eletto presidente. Il suo mandato lo vide impegnato nel ripristino della fiducia del governo Americano in seguito allo scandalo di Watergate.

Carter inoltre fu negoziatore nello storico accordo di pace Camp David tra Egitto ed Israele. Nel 1992, il governatore dell’Arkansas Bill Clinton, venne eletto 42° Presidente degli Stati Uniti.

Dopo 12 anni di presidenze Repubblicane, Clinton si trova impegnato nel difficile compito di risanare l’economia Americana, diminuire l’elevato tasso di disoccupazione e di criminalità.
Il “Deficit Reduction Act” del 1993 porta l’America sulla strada per la risoluzione del deficit.

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